Montarbu, Rio-Nuxi, Seui

Montarbu, Rio-Nuxi e Seui

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Informazioni sull’origine del parco forestale.

Storia di Montarbu e Rio Nuxi

La nascita della Foresta demaniale di Montarbu.

La nascita della Foresta Demaniale di Montarbu risale al 1903, quando il primo nucleo della foresta, in origine costituito da terreno ademprivile (ovvero gravato da diritto di pascolo, semina e legnatico da parte della popolazione residente), fu dismesso dal Comune di Seui in favore dello Stato con la sentenza del 10 marzo 1903 dell’allora Giunta D’Arbitri, confermata successivamente dalla Suprema Corte di Cassazione. Il primo nucleo forestale, di circa 1168 ha, venne preso in carico dal Demanio il quale incluse, oltre ai terreni indicati in sentenza, anche alcune zone limitrofe. Dopo varie controversie tra il Comune e lo Stato, riguardanti i terreni di Tintiglioni, Is Furciddus, S’Orgiola de Antoni Coccu, Su Pirasto Trottu e Ula, si giunse alla sentenza definitiva che assegnò la proprietà del primo nucleo della Foresta alla Cassa Provinciale di Credito Agrario di Cagliari. Nel 1921 il Comune di Seui ebbe la possibilità di acquistare l’ex ademprivile di Montarbu, ma, per mancanza del denaro (1.300.000 lire) e per il parere contrario dell’Assemblea Civica, l’acquisto non si potè concludere. Fu nel 1926 che l’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali perfezionò l’acquisto e in seguito la foresta divento patrimonio della neo costituita Regione Autonoma della Sardegna.

Passarono 40 anni quando nel 1964, a seguito della crisi e successiva chiusura delle miniere carbonifere di Corongiu, in Comune di Seui decise per la cessione dei terreni di Parti, Macuta, Bacu ‘e Piras e Tintiglioni all’Azienda Foreste Demaniali della regione Sardegna. La vendita portò nelle casse comunali 54.932.000 di lire e la perdita del secondo nucleo di foresta, di circa 1580; di questi ultimi il Comune, per un errore di trascrizione nel contratto di vendita, rientrò in possesso di 81 ettari in tutto, comprendenti le aree di Santu Perdu e Genn’e ‘Acca. L’attuale perimetrazione della Foresta Demaniale di Montarbu è circa 2667 ha.

I lavori in foresta inizialmente consistevano in piccole semine, messa a dimora degli alberi e taglio del legname, oltre alle attività di antincendio. Fu la lotta agli incendi la principale attività in foresta; concentrata nel periodo estivo, veniva svolta con strumenti manuali (roncole, pennati, badili e frasche) permettendo, per quanto possibile, il contenimento dei danni. Negli annali non mancano i casi in cui grandi incendi devastarono alcune aree di territorio: nel 1945 parte delle aree demaniali furono devastate e gli incendi interessarono macchia e boschi secolari di leccio (il primo incendio partì dal Flumendosa arrivando fino a “Pissu Montarbu” e “Sedda sa Nurra” mentre il secondo si sviluppò a “San Gerolamo” verso “Is Terras Malas”, “Sa Sedda de Su Lioni” fino a “Su ‘accu de Piras”).

I decenni di vita del complesso forestale non videro un’alta presenza di operai, il numero dei quali ebbe un significativo incremento solamente all’apertura del nuovo nucleo, raggiungendo le 100 unità.

Seui

Il più importante centro della Barbagia di Seulo, alle pendici del Gennargentu.

Il paese si trova a meridione del massiccio del Gennargentu, a 820 msl, adagiato su pendii scoscesi, esposto a sud e sormontato a nord dalle formazioni calcaree dei Tacchi. Circa il 70% del suo territorio è ricoperto da boschi, concentrati principalmente nella parte settentrionale e costituiti in prevalenza da lecci. La restante copertura vegetativa è formata da macchia mediterranea boscata e cespugliata, oltre a porzioni significative di riforestazioni a pino.

L’esistenza di numerosi siti archeologici, capanne a basamento circolare e siti di lavorazione dell’ossidiana, testimoniano la presenza umana sin dal neolitico. Nonostante i numerosi insediamenti preistorici e storici, solamente il centro attuale di Seui ha avuto durata tale da arrivare ai giorni nostri.

La presenza antropica è riscontrabile nel territorio di Seui fin da tempi lontanissimi. Ne sono testimonianza alcune “domus de janas” , innumerevoli complessi nuragici, “menhir” e “tombe di giganti” ed altre emergenze archeologiche meritevoli di interesse. Notevoli sono le rovine di vecchie chiese, altre ancora presenti ed in sufficienti condizioni di conservazione . Moltissime emergenze archeologiche e storiche sono collegate tra loro da viabilità secondarie che costituiscono itinerari archeologici di notevole importanza per comprendere la rete dei collegamenti antichi Menzione particolare merita la “Miniera di Antracite di Corongiu” e quella di piombo argentifero di “Serra e sa Canna”, attualmente dismesse ed in stato di totale abbandono, che costituiscono esempio di “archeologia” industriale estrattiva. La zona di Seui fu abitata fin dal III millennio a.C. come testimoniano gli innumerevoli insediamenti preistorici anche prossimi all’abitato. Il primo cenno storico documentato su Seui è nelle “Rationes Decimarum” del 1314 e successivamente nel “Ripartimiento de Cerdena“ del 1358. Il paese è nominato dal Fara nell’opera “In Sardiniae Chorographiam” del 1580/1585. Secondo Giovanni Spano, Seui venne così chiamato fin dalle origini, benchè appaia scritto come : Sechuy , Seuchi , Seuhy , Sehuy. Come tutti i paesi isolani ha vissuto le vicende storiche sarde passando sotto plurime dominazioni, in particolare Seui costituiva parte integrante del Marchesato dei Carroz ; in termini sommari si passa dalla “giurisdizione” del Giudicato di Cagliari a quella di Gallura nel 1298 , quindi a Pisa verso il 1308, agli Aragonesi nel 1323, agli Spagnoli nel 1479, agli Austriaci nel 1708, di nuovo alla Spagna nel 1718, al Piemonte nel 1720 ed al regno d’Italia nel 1861. In epoca recente sono stati famosi i giacimenti minerari di antracite in località “Corongiu”, sfruttati fino agli anni Cinquanta del secolo scorso e quelli di piombo argentifero della zona di “Serra e sa Canna”, sfruttati fino agli anni Venti. Nell’arco dell’ultimo secolo Seui ha conosciuto momenti rilevanti, correlati appunto allo sfruttamento dei vicini giacimenti minerari , con una popolazione insediata di oltre 3000 abitanti (censimento del 1951) è poi seguito un lento calo demografico collegato al continuo depauperamento economico/sociale delle zone interne.